Stampa

Forse è stato troppo sicuro, oppure troppo istintivo, forse a furia di darlo come vincitore certo della Classicissima gliel’abbiamo un po’ “tirata”. Fatto sta che l’edizione numero 108 della Milano – Sanremo ha visto Peter Sagan non sul primo, ma sul secondo gradino del podio. A trionfare è stato infatti il polacco del Team Sky Michal Kwiatkowski. Fresco della vittoria alle Strade Bianche il 4 marzo scorso e di una forma evidentemente ben ritrovata anche dal punto di vista mentale, il campione iridato di Ponferrada 2014 ha avuto la meglio per pochissimi millimetri. “Una giornata da ricordare. La prima vera Classica-Monumento.” è la didascalia che accompagna l’immagine di “Kwiato” che strizza l’occhio ai fotografi postata da lui sul suo profilo Instagram. 

Sono partiti da Milano in duecento, appartenenti a venticinque formazioni diverse, e al traguardo di Sanremo sono arrivati praticamente tutti quanti (solo cinque i ritirati). Un brutto vento contrario ha costretto i corridori a tenere una velocità relativamente bassa per buona parte della gara, ma superati il Turchino, i Capi e la Cipressa, dopo circa 260 km di fuga all’attivo (in cui sottolineiamo la presenza di Umberto Poli della Novo Nordisk, il più giovane in gara) la corsa si è accesa definitivamente grazie all’attacco del campione del mondo in carica sul Poggio di Sanremo. Solamente Kwiatkowski e Julian Alaphilippe (Quickstep Floors) sono riusciti ad agganciare Sagan, lasciando dietro di sé molti dei candidati alla vittoria finale quali Degenkolb o Gaviria e regalando così al pubblico uno spettacolo degno del grande ciclismo, ricco di suspence fino all’ultimissimo secondo.

 

Non è mancata nemmeno una piccola lezione di fair play da parte dello slovacco, che ha stretto la mano al vincitore poco dopo aver tagliato il traguardo: segno che, nonostante la naturale delusione per la sconfitta, il rispetto reciproco, alla fine di tutto, resta sempre la cosa più importante. E lo ha dimostrato anche Elia Viviani (secondo quanto dichiarato da “Kwiato” il compagno che lo ha spronato a rincorrere Sagan e unico italiano giunto nei primi dieci) che ha ringraziato, anche lui su Instagram, la squadra per l’eccellente lavoro svolto in corsa, ma ha avuto anche parole di stima nei confronti del campione iridato, riconoscendolo come “il più forte corridore al mondo”.

 

È vero che ormai, qualunque sia l’esito di una gara in cui partecipa Peter Sagan, si finisce per parlare di lui sia che abbia vinto, sia che abbia perso. Indubbiamente è il personaggio del momento, caratterizzato da una spontaneità, una simpatia e una classe tutti suoi che lo hanno reso l’idolo in particolare delle nuove generazioni. È sufficiente fare un giro vicino al bus della sua squadra, la Bora – Hansgrohe, per rendersi conto che ciò che diciamo è vero. Lo si trova circondato da bambini e ragazzi che gridano il suo nome aspettando speranzosi che esca per un autografo o semplicemente per osservarlo splendente nella sua divisa con l’iride in bella mostra.

 

Peter “il guascone” è la ventata d’aria fresca che occorre al ciclismo di oggi. È la porta attraverso cui tanti possono avvicinarsi o riscoprire questo sport, i suoi spericolati alfieri e le strade che sanno regalare emozioni, proprio come i 291 km della Classicissima di Primavera, finora maledetti per il campione del mondo, ma che siamo sicuri non resteranno tali per sempre.

 

0
0
0
s2smodern

Continuando ad utilizzare il sito l'utente acconsente all'utilizzo dei cookies per ottimizzare e migliorare la navigazione nel sito.